venerdì 13 febbraio 2009

Libri

I libri per te sono arredo grigi di polvere. Coi giornali ci copri le uova, ci fai pisicare il cane, ci imballi i bicchieri.
Noi con le birre fuori dalla finestra che il frigorifero non c'è.
A dieta di idee, di sogni, di partente, ritorni.
Ti aspetto per due ore alla stazione di servizio Rimini nord, quella col cane abbandonato da tre anni che quindi abbandonato non sarà. Informazioni sulla viabilità dell'A14, immaginare dove sia la pensione Kelly, che a casa tua non ci posso venire.
Una città si uccide così, quando l'amore non ci vola più.

giovedì 22 gennaio 2009

Lisa

Lisa salì le scale piano, contando gli scalini di marmo appena lucidato. Aveva due piccoli occhi marroni, contornati da occhiali ovali, piccoli anche quelli. Bussò alla porta, entrò prendendo fiato.
"Professoressa Monin, lei sa di aver usato in classe l'espressione..." , la Preside abbassò gli occhi sulla sua agenda "l'espressione Io vi spazzo via con un rutto?". "Sì" rispose calma Lisa, calma tanto quanto la Preside Passati era nervosa. Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato. Lisa aveva la pelle segnata da acne giovanile, olivastra, coperta per lo più da ciuffi di capelli disordinati, labbra piccole e denti che la facevano sembrare più vecchia dei suoi trent'anni. "è già la terza volta questo mese che ricevo reclami da genitori allibiti". "Allibiti" ripetè con tono di sfida Lisa.
Scese le scale, questa volta distrattamente, salì sulla sua Fiesta rossa piena di cose insolite per un'automobile: giornali, libri, uno sturalavandino e pellicole 120.
La maniglia era ancora sporca del lucidante che non aveva usato correttamente. Carlo era seduto sulla poltrona, birra Forst e un libro di Solženicyn tra le mani. "Lisa, scopiamo?" disse sorridendo.
"No e poi smettila di dirlo in quel modo, non è invitante per un cazzo". Era la prima volta che rispondeva così a lui, l'unico esente dalle sue risposte lunatiche.

lunedì 12 gennaio 2009

Ecocardiografia

Dopo le spiagge il cielo è troppo chiaro. Ma guarda a sinistra si distinguono le montagne. Anche a destra. Ma guarda è l'alba. No,è troppo presto. Lo so che è troppo presto. E' l'effetto stupendo della neve. Accostare ai benzinai e baciarci al sapore di vodka. Forse ora ci credi che sei stupenda. Prolasso del lembo anteriore, consegunete rigurgito, conseguente rigurgito , conseguente rigurgito.
Ho la nausea, aspetto un bambino, per fargli ripetizoni.

venerdì 9 gennaio 2009

A m'arcord

Noi, i ragazzi del Bioparco. Rubare pannocchie poi saltare su una vecchia Samurai. Sedersi nei nostri vomiti e ridere della fine delle cose che non ci sono più . Lanciare giornali di case in affitto nelle finestre aperte di estati noiose. Falò e pisciate sui muri che poi scrivono che siamo drogati, noi ci incazziamo ma ci piace un sacco. Bestemmie complesse per il nostro ateismo ancora inconsapevole. Reazioni chimiche solo nei catalizzatori, Sophie Marceau nel letto, dopo litri di rum e di Dolcetto.

giovedì 8 gennaio 2009

Naso

Finalmente vederti e col tuo naso farci un nodo.
E volermi scrivere addosso.
E mi chiedi se i maiali sanno nuotare .
E scrivere per anafore come quel nano che ci ha fatto sposare
E Portami dove si pescano le perle.
E camminare ubriache tra i piatti con zuccheri degli dei, tra vini e orge, Sodoma e Gomorra, tra i soliti nei.

mercoledì 24 dicembre 2008

Orville

Vorrei regalarti una chitarra Gibson, quella che B.B.King chiamava Lucille, quella che Zappa ha scritto has missed my mind up. Ponte Tune O'Matic, mica Messina.
Ma tu la chitarra non la sai suonare.
Pensare che quello che l'ha inventata costruiva mandolini, morì giovane povero e solo. Senza conoscere la fama dei suoi suoni e di quelli rivali.
Orville Gibson è seppellito nel cimitero Morinside di New York, mica Pere Laches, il centro del mondo, che i ragazzini che fanno sega ci vanno a fumare, che i turisti ci vanno a scopare, che le spose ci vanno a sperare.
Orville gode della pace di Stevenson.
Della pace che vorrei anche io.

martedì 23 dicembre 2008

Teresa

Teresa non finge. Ama in modo infantile, ride se le va di ridere, non piange mai. E non mi chiama mai. Teresa non può essere vera, con suoi piccoli denti storti, coi suoi litri di sudore. Teresa ride quando piango e teme la mia felicità. A Teresa pesa il culo che non si muove mai dalla riviera. Ha grandi tette scure, piena di nei che vorresti contarli. Vorrei incontrarla in ogni parte del mondo e crepassero tutti quelli che non siamo noi.